Missione sostenibilità: perché la transizione economica è ecologica
Trasformare il modo di produrre per crescere riducendo l’impatto ambientale. È una delle grandi sfide del Pnrr, da vincere grazie a un alleato: il digitale
Insieme alla digitalizzazione, quella della sostenibilità è l’altra grande sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un filo rosso (anzi, verde), che si concentra nella Missione 2 ma che è trasversale alle sei che compongono il Pnrr. In gioco ci sono gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, gli accordi di Parigi, il rispetto del Green Deal europeo. E naturalmente la trasformazione economica del Paese.
Cosa prevede la Missione 2
La Missione 2 del Pnrr stanzia 59,47 miliardi per la “Rivoluzione verde e la transizione ecologica”. La fetta più consistente (poco meno di 28 miliardi) è destinata alle energie rinnovabili, l’idrogeno e la mobilità sostenibile. Per ottenere un sostanziale incremento della quota di rinnovabili, il piano agisce in più direzioni: potenziamento e digitalizzazione delle infrastrutture di rete, promozione dell’idrogeno come nuova forma di energia, sviluppo di un trasporto locale più sostenibile (che riduca la congestione, l’inquinamento dell’aria e quello acustico).
Le altre componenti della missione non sono meno ambiziose. All’efficienza energetica e alla riqualificazione degli edifici sono dedicati 15,3 miliardi per migliorare il parco immobiliare (sia pubblico che privato), stimolare gli investimenti locali, creare posti di lavoro, promuovere la resilienza sociale. Praticamente una “missione dentro la missione”.
Altri 15 miliardi sono indirizzati alla tutela del territorio e delle risorse idriche. L’obiettivo è rafforzare la capacità di prevedere gli effetti del cambiamento climatico attraverso sistemi avanzati di monitoraggio e prevenire i danni provocati dal dissesto idrogeologico. Le risorse finanziare serviranno anche per salvaguardare la qualità dell’aria e la biodiversità del territorio, per preservare l’acqua e ridurne gli sprechi.
Infine, la Missione 2 prevede oltre 5 miliardi per supportare l’economia circolare e l’agricoltura: il Pnrr promette di migliorare la capacità di gestione dei rifiuti e di sviluppare una filiera agroalimentare sostenibile, riducendo l’impatto ambientale e migliorando la competitività delle aziende. Ultimo ma non meno importante è lo sviluppo di progetti integrati – fra circolarità, mobilità e rinnovabili – in isole urbane e comunità.
Le risorse della Missione 2
L’impatto sulle Pmi
Gli obiettivi della Missione 2 non sono esclusivamente ambientali. I fondi servono per promuovere una transizione economica sostenibile, cioè in grado di guardare al futuro. Per le Pmi, quindi, ci sono numerose opportunità a disposizione, a cominciare dal sostegno all’innovazione e alla meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare, caratterizzato da speciali contributi a fondo perduto per ammodernare l’intera filiera. All’agricoltura sono destinati anche incentivi per lo sviluppo di sistemi ibridi di produzione energetica, incentrati sulla salvaguardia del terreno e sul risparmio idrico.
Ci sono poi le misure a “supporto di startup e venture capital attivi nella transizione ecologica”, per sostenere iniziative legate soprattutto alle energie rinnovabili e al settore dell’idrogeno. E agevolazioni che puntano alla riqualificazione degli edifici, che vedono nel Superbonus al 110% solo una delle possibili opzioni.
Esistono poi interventi incentrati sul miglioramento della logistica per agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricultura e vivaismo, cui si offre anche supporto per espandere il business all’estero.
La sostenibilità è digitale
Non è un caso che al digitale e alla sostenibilità siano dedicate le prime due missioni del Pnrr. Sono infatti le colonne portanti del piano. E sono strettamente collegate, come dimostra uno studio di Carbon Trust commissionato dal Vodafone Institute for Society and Communication: l’Italia potrebbe risparmiare fino a 8,7 megatonnellate di Co2 equivalente all’anno attraverso il ricorso allo smart working.
È solo un esempio di quanto possa essere forte l’impatto delle nuove tecnologie sulla svolta green. Il Pnrr lo dice chiaramente: “Il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione richiede una rete di distribuzione di energia elettrica pienamente resiliente, digitale e flessibile”.
Nel concreto, quali sono i progetti in cui la tecnologia giocherà un ruolo fondamentale? Ci sono (tra le altre cose) 4,1 miliardi destinati a “Potenziare e digitalizzare le infrastrutture”; 1,5 miliardi per realizzare nuovi impianti di gestione rifiuti e per l’ammodernamento di quelli esistenti; 500 milioni per “l’innovazione e la meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare”. Gli agricoltori, spiega il Pnrr, “devono trasformare più rapidamente i loro metodi di produzione e utilizzare al meglio nuove tecnologie, in particolare attraverso la digitalizzazione, per ottenere migliori risultati ambientali, aumentare la resilienza climatica e ridurre e ottimizzare l’uso dei fattori produttivi”.
Ma nella Mission 2 – e non solo – si respira costantemente aria (pulita) d’innovazione: ci sono risorse per lo sviluppo della logistica in chiave green, la promozione di comunità energetiche e smart grid per un uso più efficiente dell’energia (anche grazie ai dati), il support ai sistemi di teleriscaldamento. Si tratta solo di alcuni esempi che testimoniano come l’innovazione tecnologica possa accelerare un circolo virtuoso ecologico.
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