Missione digital divide: come ridurre il divario digitale
Connettersi non è mai stato così semplice. Ma resta ancora molto da fare per garantire una presenza uniforme della banda larga e ultralarga
Il digital divide indica il divario tra chi ha accesso alle tecnologie dell’informazione, in particolare a Internet, e chi ne è escluso per ragioni geografiche, anagrafiche o socio-culturali. Il termine è diventato di uso comune nel 1996, quando l’allora presidente statunitense Bill Clinton e il suo vice Al Gore lo utilizzarono durante un discorso a Knoxville, in Tennessee. In quell’occasione, l’amministrazione evidenziò la disparità di accesso ai servizi telematici tra la popolazione del Paese.
Da allora molte cose sono cambiate. L’accesso alla rete è diventato molto più diffuso, la connettività è nettamente migliorata. Tuttavia, con il progresso di nuove tecnologie, nuove distanze hanno iniziato a sorgere: il digital divide non si misura più solo in termini di accesso, ma riguarda anche il livello di competenze a disposizione per padroneggiare gli strumenti tecnologici e il tipo di uso che viene fatto della rete.
L’indice Desi: Italia in ritardo
Uno degli indicatori che monitorano lo stato dei Paesi europei il Desi (digital economy and society index). Si tratta di un indice che traccia lo stato della digitalizzazione attraverso cinque parametri: connettività (in particolare lo sviluppo della banda larga), capitale umano (competenze e inclusione digitale dei cittadini), utilizzo di Internet, integrazione delle tecnologie digitali e sviluppo dei servizi pubblici digitali.
Solo l’8% delle Pmi si avvale di almeno due dispositivi smart o sistemi interconnessi, di robotica e analisi di big data
(Istat 2020)
Nella classifica Desi 2020 l’Italia si classifica molto in basso: al 25esimo posto su 28 Paesi. Alle spalle solo Romania, Grecia e Bulgaria. Ai primi posti, i Paesi scandinavi: Finlandia, Svezia e Danimarca. Scendendo nel dettaglio, l’Italia è vicina alla media per quanto riguarda la connettività (17esima) e i servizi pubblici digitali (19esima). Molto indietro invece i risultati relativi all’uso dei servizi Internet (Italia terzultima) e al capitale umano (ultima).
I progetti internazionali e nazionali
Sono attive diverse campagne per il superamento del digital divide. Le Nazioni Unite si sono impegnate includendo la riduzione del divario tra gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Goals). A livello globale, è evidente la distanza tra Paesi industrializzati e in via di sviluppo; ma il problema si nota anche tra aree della stessa nazione.
24% dei cittadini sfrutta il web per accedere ai servizi pubblici (Ocse 2019)
Nel giugno 2000 l’Unione europea ha approvato il piano “eEurope 2002“; nello stesso mese il governo italiano ha varato il Piano d’azione dell’Italia, chiedendo politiche per la crescita delle regioni in ritardo. Secondo le stime dell’Ocse, infatti, in Italia il 26% della popolazione tra i 16 e i 74 anni d’età non ha mai navigato in rete, e solamente il 24% dei cittadini sfrutta il web per accedere ai servizi pubblici.
A maggio 2019 il governo italiano ha lanciato l’iniziativa Repubblica Digitale con lo scopo di promuovere l’inclusione digitale e l’adeguamento delle competenze per il lavoro. L’iniziativa è rivolta a tutti i livelli dell’economia italiana e favorisce le partnership tra soggetti pubblici, organizzazioni no profit e soggetti privati.
La connettività in Italia
In Italia il divario digitale è legato in gran parte all’esclusione di milioni di cittadini da connessioni veloci, a banda larga. Un primo sistema per tentare di colmare questa disparità è stato adottato a partire da settembre 2006 estendendo la copertura ADSL anche ad alcuni piccoli centri. A ottobre 2010 Vodafone ha investito oltre un miliardo di euro per aiutare i comuni esclusi.
L’Italia porta avanti un piano strategico per la banda ultra larga, lanciato a marzo 2015. Attraverso siti dedicati (www.bandalarga.italia.it), è possibile verificare la copertura al proprio indirizzo di casa, in tutte le regioni e province. La copertura a 30 Mbps, secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico aggiornati a fine 2019, raggiunge il 66% della popolazione. La velocità ad almeno 100 Mbps è disponibile per il 20,3% degli abitanti.
L’efficienza passa anche dai servizi
Se le infrastrutture di rete sono fondamentali, non meno importanti sono i servizi tecnologici che consentono di distribuirle, in modo flessibile per adattarsi alle esigenze degli utenti. Vodafone Business ha pensato a un prodotto per le aree non coperte dalla tecnologia più performante: Power4G utilizza la rete mobile per migliorare la connettività di quella fissa, incrementando così la velocità e la stabilità di navigazione.
Il 41% delle PA locali accede a Internet con connessioni veloci (almeno 30 Mbps), solo il 17,4% con quelle ultraveloci (almeno 100 Mbps) (Istat 2020)
Per garantire la continuità del servizio, Vodafone Sempre Serviti è la soluzione che consente – qualora ci siano guasti sulla linea fisica – di avere un intervento tempestivo, con un call center a disposizione 24 ore su 24. Le innovazioni hanno toccato anche la tecnologia di connessione tramite Wi-Fi. Il servizio Vodafone Managed Wi-Fi offre prodotti basati sulla tecnologia Cisco Meraki, che fornisce connessione wireless su misura per piccole e medie imprese. Il servizio garantisce una copertura estesa a tutti gli spazi (sia interni che esterni) performance di rete elevate, sicurezza avanzata e una gestione centralizzata della propria rete.
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