Carbon footprint, così inquiniamo con vestiti, aerei, e-mail
Gli obiettivi di Cop26 non riguardano solo i «Grandi», ma anche la nostra quotidianità. Tutto ha un’impronta ecologica: dalla carne che mangiamo (14% dei gas serra totali) agli aerei (5%), niente nella nostra vita è senza impatto
La società di consulenza per la transizione verde Carbonfootprint, basata in Regno Unito, raccoglie dati da tutta Europa. È possibile così calcolare sul loro sito la propria «impronta ecologica» e capire che, praticamente, inquiniamo anche solo restando in vita. Dal 1 novembre 2020 a ieri, ad esempio, chi scrive — residente a Milano, sola, in un appartamento di classe energetica A dove usa spesso il condizionatore — ha prodotto 9 tonnellate di Co2: servirebbe un ettaro di nuova foresta per compensarle. La produzione media annua di un italiano è di 7,05 tonnellate: chi vive solo, in più, non divide l’impatto (alto) di elettricità, gas e trasporti.
Incide l’acquisto di vestiti: secondo il programma per l’ambiente Onu, la produzione di vestiti negli ultimi 10 anni è stata la fonte del 10% delle emissioni causate dall’uomo. Ad esempio produrre un paio di jeans comporta l’emissione di 34 kg di gas serra, come guidare per 100 km, e l’uso di quasi 10 mila litri d’acqua che è quanto beve un adulto in un decennio. Il 14% delle emissioni globali causate dall’uomo viene invece dagli allevamenti: in particolare, spiega un report Fao, «dalla produzione di mangimi e dalle fermentazioni enteriche dei ruminanti». La carne a più alto impatto è quella rossa; per una porzione di manzo si impiegano fino a 12 kg di gas, e la più «inquinante» delle proteine vegetali, il tofu, ne produce un decimo del medesimo peso in pollo.
Il 25% delle emissioni causate dall’uomo viene dai trasporti: peggio dell’auto fanno gli aerei a breve raggio, a cui da soli va la colpa del 5% del riscaldamento globale. Nemmeno stare sul divano a guardare film in streaming è senza impatto: le tecnologie digitali nel 2025 saranno responsabili per l’8,5% delle emissioni globali (nel 2009 era il 2%). E così via. La rivoluzione dei consumi che serve per abbattere le emissioni è ambiziosa per tutti, non solo per i Grandi.